giovedì 24 febbraio 2011

Serie I MISTERI DI JULIA GREY – la recensione (I-II-II libro)

MIO GIUDIZIO GLOBALE: 4/5 stelle
MIA RECENSIONE:
Conoscevo già lo stile dell’autrice, avendo già letto “Mistero al castello” e sapevo cosa aspettarmi.
Questa serie è scritta in prima persona, ed ho scoperto che questa caratteristica non mi dispiace affatto, se sfruttata bene, come ha dimostrato di poter fare quest’autrice  
La protagonista è una giovane donna inglese, nobile, colta, intelligente e schietta, educata a cavallo tra convenzioni sociali ed eccentricità familiari. Questo gli ha donato una mente elastica e aperta, moderna e pronta ad accettare  persone  fuori dagli schemi, come un maggiordomo italiano, una lavandaia gitana, una cameriera sfuggita alla dura vita da prostituta, un medico ebreo, una ex cortigiana molto dolce come amica, ma anche un fratello che vuole diventare chirurgo (mestiere che lo eleva appena al di sopra del macellaio, per via della necessità di toccare malati e avere a che fare con il sangue), e una sorella che, rimasta vedova, da libero sfogo alle proprie preferenze sessuali e convive (da amante ) con una donna.                                                                                                                                                     E poi c’è Nicholas Brisbane, di cui non rivelo nulla , ma con cui la nostra protagonista dimostra un’ampiezza di vedute decisamente fuori dal comune.
Non è quindi male ritrovarsi nei suoi panni,  anzi , l’ho trovato decisamente stimolante.
Devo avvertire che questo ciclo appassionerà molto gli amanti dei misteri, delle atmosfere cupe, polverose, spaventose e gotiche, della farcitura un po’ magica di doni mistici e credenze pagane, ma soprattutto dell’analisi della turpitudine dell’animo umano, dell’ipocrisia, della bassezza morale, della cattiveria e, talvolta della pazzia più perniciosa che può trasformare chiunque in un mostro di perversione, al di là di ogni apparenza.
Deluderà invece le amanti del romance tradizionale, quelle che cercano l’analisi dei sentimenti, delle sfaccettature psicologiche dei rapporti amorosi, del percorso dell’innamoramento, dei turbamenti che esso provoca, o ,ancor di più, del rapporto fisico tra innamorati. In questi libri è accennata, ma palpabile,  la passione latente tra i protagonisti delle indagini, e crescente in ogni libro, si alimenterà pian piano però si concretizzerà raramente e non sarà certo al centro delle vicende narrate, anzi, rimarrà sempre un po’ in secondo piano. I due protagonisti saranno due poli pronti a far scintille, ma quasi mai avranno la possibilità di dar sfogo ai sentimenti reciproci. Parlo soprattutto dei primi due libri.
I veri protagonisti infatti, sono, appunto, i misteri in cui Julia rimane coinvolta.                      
Le vicende sono inquadrate magnificamente da descrizioni accurate delle ambientazioni, cupe, sempre più gotiche, oscure e spaventose,  che rendono i gialli torbidi e insidiosi, densi di oscurità e nebulosi fino alla fine. Non mancano i colpi di scena e i cambiamenti repentini di prospettiva.
I personaggi che compongono di volta in volta l’intreccio, sono ambigui, rivelano lati inaspettati e, talvolta, esattamente opposti a ciò che sembrano, specchio della società vittoriana, ove vige ipocrisia e assoluto rigore in apparenza , ma inspiegabili doppie vite appena sotto la patina scintillante.            
E il comun denominatore è proprio:
nulla è ciò che sembra.    
L’inquadratura storica è accurata e ricca di riferimenti sociali e politici, ma anche questa è posta piuttosto in secondo piano, poiché i nostri protagonisti sono di alto rango, ma vivono un po’ fuori dagli schemi: le loro vite sono quindi poco scalfite dalle vicende storiche che li circondano e tantomeno da una società così lontana dal loro modo di vivere. Si pone più l’accento sui rapporti umani imposti dalle convezioni sociali del tempo, dove i nobili godono di antichi retaggi e da privilegi che, se sfruttati non correttamente, non li rendono immuni da perversioni di ogni tipo, e, di conseguenza, dall’odio di chi li circonda, compreso chi sta al di “sotto di loro” sul piano sociale. E non mancano i riferimenti, decisamente progressisti, alla superiorità intellettuale di taluni appartenenti a ranghi bassi della società rispetto a persone da cui ci sia spetterebbe di più perché nobili: insomma il “sangue puro” non è sinonimo di purezza d’animo e rango superiore non significa superiorità a livello di capacità di discernimento tra bene e male, quando è così facile “cadere in tentazione” per chiunque.
Una particolarità che vorrei far notare e che ho trovato arguta e originale: l’accortezza di citare sempre un verso di uno scrittore  famoso inglese che sintetizza ed indica il significato del capitolo che rappresenta: calza a pennello con la mania del padre della protagonista di studiare Shakespeare e, di conseguenza, la profonda conoscenza che lei ne ha tratto.
L’autrice rivela un talento fuori dal comune nel saper usufruire della lentezza di ritmo per accrescere la Suspence, dosando gli indizi e le rivelazioni, e portando il lettore a scoprire con crescente interesse i misteri che si assommano durante le indagini. Ogni particolare è  sistemato sapientemente in un quadro generale davvero grandioso che si rinnova, ma si colloca in un’ampia storia che si snoda lungo i tre libri. E così ogni particolare svelato ne cela un altro, e via di seguito, creando un mosaico grandioso ed interessante.
Una piccola guida agli “ episodi”:
Li definisco episodi perché ogni libro è a sé stante, autoconclusivo, ma solo per quanto riguarda l’indagine. Il quadro è più ampio e il carattere dei personaggi si forma man mano, modificandosi con l’evolversi della storia, che si dipana lungo tutti i tre libri: consiglio quindi di leggerli consecutivamente e nel giusto ordine
Io ho avuto questa fortuna (almeno per quanto riguarda i primi tre che sono quelli finora pubblicati in Italia) e ho apprezzato molto: ho faticato inizialmente ad entrare nella storia, perché i personaggi sono molti  e, talvolta davvero molto eccentrici. Brisbane in particolare, all’inizio, mi sembrava un pazzo sconclusionato, per nulla attraente e neppure intelligente. Ma, potendo leggere tutti libri di seguito ho imparato a conoscerlo e ad amarlo.
Il primo libro è un po’ lento e farraginoso, molto torbido e talvolta doloroso nei risvolti. Comunque appassionante. Mi ha incuriosito quel tanto da costringermi a proseguire con il secondo nonostante il mistero fosse risolto.
 Il secondo, invece ha un inizio più brillante, e un’ambientazione davvero riuscita. Il mistero è intricato, ma molto ben costruito e il rapporto tra i personaggi conosciuti in precedenza profondo e coerente. I nuovi personaggi saranno gradevoli (o sgradevoli, a seconda del ruolo che ricoprono) ben delineati e inseriti perfettamente nel quadro generale. Molto azzeccata la costruzione del “microcosmo” in cui si snoda la storia e in cui interagiscono i personaggi: un’antica abazia trasformata in residenza di campagna di famiglia di Julia.Un luogo ideale per ospitare oscurità gotica animata da leggende, fantasmi e ricordi torbidi.
Il terzo è l’apoteosi del rapporto tra i protagonisti: attraverso un mistero fitto e un opprimente ambientazione, sempre più torbida ed oscura, si approfondisce la conoscenza reciproca e si crea un legame indissolubile fatto di scoperte e flash back: ogni particolare contribuisce a sistemare (apparenti) stranezze disseminate qua e là (anche nei libri precedenti) e a entrare completamente nello spirito del romanzo. Una degna conclusione di una trilogia particolarmente ben riuscita che emoziona e coinvolge completamente. Rileggerò più volte questi libri, dalle sfaccettature infinite, sicura di scoprire ogni volta qualche nuovo particolare e di farmi coinvolgere su un piano diverso di lettura.
Favoloso: adoro quest’autrice e non vedo l’ora di leggere i seguiti.

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