mercoledì 27 ottobre 2010

LE VOCI  DELLA NOTTE

Di Lydia Joyce
I ROMANZI MONDADORI N 911 del 29/05/2010

TRAMA:
“Pericoli, menzogne e desiderio in questo romance sensuale.”
Booklist

Charles Crossham, lord Edgington, ha fatto una scommessa impegnandosi a trasformare una ragazza di strada in una signora. Quando si trova ad assistere all’audizione per un’opera, non ha alcun dubbio: quella Maggie King appena salita sul palcoscenico possiede una forza e una passione travolgenti. È lei la donna sulla quale deve puntare. Ancor più perché presto nasce fra loro un sentimento che coglie entrambi di sorpresa. Sarà abbastanza forte da far dimenticare l’oscuro passato di Maggie?
Note:
LE VOCI DELLA NOTTE ( Voices of the Night ) è il quarto romanzo della serie “Night”, così chiamata per via della parola che accomuna i titoli originali dei libri che la compongono.
La serie, di cui sono stati finora pubblicati IL VELO DELLA NOTTE ( The Veil of Night ), LA MUSICA DELLA NOTTE ( The Music of the Night ) e IL SUSSURRO DELLA NOTTE ( Whispers of the Night ) – nr. 871, nr. 885 e nr. 902 rispettivamente della collana I Romanzi, proseguirà con “Shadows of the Night”, di prossima pubblicazione.
Ambientazione:
Inghilterra, 1864 ( epoca vittoriana )
Recensioni e giudizi:
“Oliver Twist e My Fair Lady si incontrano in questo irresistibile e raffinato romanzo della Joyce.“
- Romantic Times



MIO VOTO: 4 stelle

MIA RECENSIONE :
Quest’autrice continua a stupirmi. E a piacermi.

Un altro cambiamento di scena: questa volta ci ritroviamo catapultati  a Londra, tra bassifondi e residenze di nobili, teatri d’opera e vicoli malfamati.

La protagonista proviene dai bassifondi di Londra, è intelligente, acuta, schietta e nella sua vita ha visto molte cose, forse troppe. E’ povera, ma solo di mezzi: l’ho amata molto, sia per la sua praticità che per il suo altruismo. E’ una persona vera che mi ha conquistata  per la sua storia e la sua voglia di uscire dalla spazzatura, vende “l’anima al diavolo” solo quando è disperata e non sa più come mantenere i suoi amici, che contano su di lei anche se è poco più di una coetanea, ed anche qui dimostra un intuito e una capacità di giudizio fuori dal comune

Il protagonista maschile è un barone, bellissimo, brillante. Inizialmente appare come il solito  libertino annoiato, rivelando, con il procedere della trama , tutt’altre qualità: è impegnato politicamente e con un grande  cuore. Anche questo personaggio non mi è dispiaciuto affatto, anche se , confesso, non mi ha fatto perdere la testa.
Cerca in tutti i modi di scrollarsi di dosso il  retaggio del passato e il significato insostenibile che per lui ha il fatto di essere figlio di suo padre, uomo dissoluto, fedifrago e sfrenato nell’indugio di ogni tipo di  eccessi, come, del resto lo sono stati tutti i suoi antenati.

I protagonisti non sono perfetti ,anzi, ma , forse proprio per questo mi sono piaciuti tanto!
La chimica tra i due è evidente da subito, e si sviluppa in una storia da’more fatta di rispetto comprensione ed altruismo.

Gli ambienti sono nebbiosi , fumosi, sporchi, puzzolenti, e, anche quando sono puliti e scintillanti, sono comunque freddi ed invivibili.
Le descrizioni, come ormai ci si aspetta da questa scrittrice, sono accurate, particolareggiate, ricche, talvolta pesanti e quasi opprimenti, ma lo stile resta  magnetico ed ipnotico, tanto che, pur procedendo faticosamente, è difficile staccarsi da questa lettura.
L’intreccio, più o meno verosimile, è costruito con maestria e risulta accattivante e coinvolgente.


Come per tutti i libri di questa serie, l’oscurità e la torbidezza sono la costante e la linea guida.

L’originalità, però, è nel fatto che questa oscurità, intesa come ipocrisia, ambivalenza, intrighi, sospetti, ma anche crudeltà e violenza, non sia circoscritta ai bassifondi, come ci si potrebbe aspettare,  dove la costante della lotta alla sopravvivenza è una realtà quotidiana e la vita è dura, nel vero senso della parola, ma sia diffusa e radicata anche negli ambienti della nobiltà, sotto altre forme: non ci si deve contendere il cibo, ma la supremazia  e il “territorio”. Le armi sono meno visibili e concrete, ma sono affilate e distruggono le persone: le maldicenze, l’ipocrisia, la vera e propria cattiveria,mascherata da noia e frivolezza,  rendono le persone malsane e gli ambienti soffocanti. Ognuno ha un proprio fine da perseguire e lo insegue con tutti i mezzi, la competizione è altrettanto spietata e molto meno prevedibile. Quasi quasi è meglio vivere nella povertà, dove tutto è ciò che sembra,  ma si può conservare dignità e altruismo…

Insomma,non adatto a chi cerca una lettura di svago, perchè ha un retrogusto amaro che fa riflettere. Un altro libro di spessore che mi fa amare sempre di più questa serie.

Nessun commento:

Posta un commento